Pisa, 11/02/2021
Oggetto: Servizio Scuola AIPD Onlus Pisa, considerazioni sul nuovo PEI
Gentilissimi,
dopo aver letto con attenzione il decreto interministeriale e le linee guida sul nuovo PEI, dopo aver partecipato ad alcuni Webinar sull’argomento tra cui anche quelli organizzati da AIPD Nazionale, vorremmo esporvi le nostre considerazioni, il nostro punto di vista e capire come muoverci insieme per dare risalto ad alcuni aspetti critici che riteniamo fondamentali e per i quali chiedere chiarimenti al Ministero.
Siamo concordi con quanto espresso sia dal dott. Tagliani che dall’avv. Nocera rispetto al cambio culturale che il nuovo PEI vuole introdurre e sollecitare. Guardare all’alunno nella sua completezza e non solo attraverso il filtro della certificazione, senza dubbio è un aspetto centrale, nuovo e da sostenere con entusiasmo.
Sottolineiamo dall’altra come venga invece sminuito il ruolo della famiglia all’interno del GLOI, ridotta a un ruolo consuntivo e non più parte integrante del processo di inclusione. Tale posizione si evince in maniera chiara da diversi elementi contenuti nelle linee guida:
- non sono più membri effettivi del GLOI (adesso gerarchizzato in membri – i docenti, art. 3, c.1 - e partecipanti – famiglia, etc., art. 3, c. 2);
- il PEI può essere approvato senza loro consenso (art. 4, c. 4: valido anche se non tutte le componenti abbiano espresso la loro rappresentanza, quindi se i genitori nel giorno indicato sono assenti perchè impossibilitati-cosa possibile visto il punto seguente-, il PEI può essere approvato senza di loro);
- Non è più vincolante l’accordo sul giorno in cui si riunisce il GLOI (art. 4, c. 4 “congruo preavviso”);
- Nella secondaria di secondo grado adesso è il Consiglio di classe a decidere il tipo di percorso.
Nonostante sia chiaro il rimando al BUON SENSO, crediamo non sia accettabile dover ricorrere al buon senso ma che la legislazione debba essere chiara e risolvere tre aspetti critici:1)
LA COMPOSIZIONE DEL GLOI, DOVE LA FAMIGLIA DEVE ESSERE INCLUSA IN MANIERA INEQUIVOCABILE: il GLO è composto da dirigente scolastico, insegnanti, genitori, ASL ed altri specialisti, il fatto che nel comma 1 dell’articolo 3 del decreto sia esplicitato che “il GLOI è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato. I docenti di sostegno, in quanto contitolari, fanno parte del Consiglio di classe o del team dei docenti” rende, dal nostro punto di vista, la situazione aperta anche ad altre interpretazioni. Purtroppo a differenza di quanto asserito nell’utile documento “Nuovi modelli di PEI_svolta epocale o ritorno al passato”, al comma 2 dell’articolo 3 non ‘viene indicata espressamente la famiglia come membro del GLOI, bensí “Partecipano al GLOI i genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità nonché, ai fini del necessario supporto, l’unità di valutazione multidisciplinare”. La differenza rispetto alla normativa precedente è chiara: nel D.lgs. 66/2017, qui si è chiaramente espresso che i genitori sono “membri di diritto del GLOI (non semplici partecipanti); nella legislazione precedente la redazione del PEI era fatta ‘congiuntamente’ agli altri membri (art.12,c5; DPR 24/02/94, c2). E chi siano i componenti del GLOI risulta invece chiaro dal comma 10 del suddetto articolo: “Ai componenti del Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione non spetta alcun compenso, indennità, gettone di presenza, rimborso spese e qualsivoglia altro emolumento.”
Per non lasciare che ci possa essere alcun dubbio rispetto all’imprescindibile presenza dei genitori al GLOI, chiediamo che ci sia un chiarimento ufficiale ed un’eventuale modifica dell’articolo 3 del decreto ministeriale.
2)
NESSUNA LEGITTIMAZIONE DELL’ESONERO. Un ulteriore punto critico e al momento in sospeso è l’ESONERO per alcune materie previsto per gli studenti delle classi secondarie di secondo grado che seguono un percorso differenziato. È evidente che una pratica assimilabile all’esonero è sempre esistita: riduzione dell’orario, uscita dalla classe, sostituzione di alcune materie con ore di “potenziamento”, laboratori inclusivi (che poi inclusivi non sono), aule di potenziamento che in realtà sono classi H solo per le persone con disabilità. Bisogna però sottolineare che fino ad ora, chi ha seguito queste strade lo ha fatto con un minimo di scrupolo e non sempre con chiarezza e ampia diffusione, in quanto non supportato dalla legislazione in materia. Era quindi possibile intervenire, fare presente la criticità, provare a trovare soluzioni positive e costruttive. Ora, con l’esplicitazione sul decreto dell’esonero, c’è un invito a procedere alla luce del sole e senza remore. Il buon senso è inaccettabile, anche in questo ambito, gli alunni con disabilità che seguono un percorso differenziato devono essere tutelati, deve essere tutelato il loro diritto allo Studio e il loro diritto a vivere una scuola INCLUSIVA. È necessario prendere una posizione forte e determinata sulla questione ESONERO.
Devono essere previste chiare ed esplicite possibilità alternative nel caso di un curricolo differenziato. Ad esempio PARTE delle ore di una specifica materia possano eventualmente essere sostituite da percorsi alternativi nell’ottica sempre dell’inclusione e del rispetto dei diritti degli alunni con disabilità, da progetti mirati elaborati dall’insegnate curricolare congiuntamente all’insegnante di sostegno. Percorsi che potrebbero prevedere la partecipazione di un lavoro di gruppo della classe e che prevedano la condivisione dei risultati con il resto della classe.
Di fatto invece di eliminare definitivamente prassi inaccettabili (le classi H), queste vengono legalizzate: non è questo il modo di tutelare la persona con disabilità. L’alunno con disabilità si pone fuori dalla classe, mentre solo i suoi compagni saranno pertinenza di tutto il corpo docente, e nel suo caso parte dei docenti non faranno più parte del suo percorso. Tutto questo ha un solo nome: ESCLUSIONE, ben diversa e lontana dall’idea di INCLUSIONE. Ma questo in realtà è in linea con la volontà implicita del nuovo PEI di diminuire le ore di sostegno, laddove si dovrebbe imporre la collaborazione tra curricolari e sostegno, con il rendere obbligatorie firme congiunte dei progetti elaborati, rendere chiaro il ruolo dell’insegnante di sostegno che non è l’assistente ma lavora per l’inclusione. In questo modo si legittima la convinzione che lo studente non sia capace di imparare niente di quella materia, e questo nessun insegnante serio lo potrebbe scrivere, ma è più facile fare questo, che far lavorare gli insegnanti ad adattare la materia
3)
CHIAREZZA SULL’ASSEGNAZIONE DELLE ORE DI SOSTEGNO. Ultimo, ma non meno importante, aspetto critico è quello che riguarda l’assegnazione delle ore di sostegno. Punto di forza delle linee guida è la necessità di tenere conto dei bisogni specifici dell’alunno, scardinando l’idea che ogni alunno con disabilità abbia necessità di una copertura totale da parte dell’insegnante di sostegno e mettendo in risalto altre figure professionali, quali l’assistente alla comunicazione, l’assistente specialistico per l’autonomia, l’assistente alla persona quando necessario, non delegando, ad esempio, ai custodi scolastici compiti fondamentali e delicati, come l’igiene personale, lasciandoli così all’improvvisazione e anche in questo caso al loro buon senso.
Allo stesso tempo prevedere una riduzione delle ore di sostegno per gli alunni delle scuole secondarie di secondo grado non in condizione di “estrema gravità”, è un automatismo che va completamente a discapito dell’apprendimento e del diritto allo studio dell’alunno con disabilità. Ciò è da considerarsi pericoloso per un problema endemico alla scuola, il sovradimensionamento delle classi. Solo riducendo il gruppo classe a 15 studenti, TUTTI (alunni con e senza disabilità) avrebbero la possibilità di ricevere da parte dell’insegnate curriculare tutte le attenzioni e il sostegno necessario.
La realtà dei fatti è differente, l’insegnante di sostegno è necessario, come previsto dalla legge, per tutta la classe, ancora di più in classi numerose e complesse. Solo così si può provare a tutelare maggiormente il percorso di apprendimento, di crescita e di inclusione dell’alunno con disabilità e dei suoi compagni di classe.
Questo automatismo deve essere modificato e soprattutto deve essere “eliminato” il numero minimo e massimo di ore di sostegno assegnate in base alla certificazione. È un aspetto completamente discordante con quanto il cambiamento culturale del NUOVO PEI vorrebbe apportare: guardare alla persona, al suo funzionamento e alle sue potenzialità. Il numero di ore dell’insegnante di sostegno non deve essere legato quindi a una tabella ma definito in sede di GLOI con l’obiettivo di soffermarsi sulle singole necessità e favorendo il più alto accrescimento possibile per ogni alunno.
Si sottolinea infine che la poca coerenza del documento è da ricercarsi negli stessi modelli di PEI, dove alla voce “organizzazione generale del progetto di inclusione e utilizzo delle risorse” viene posta la domanda : l’alunno è sempre nel gruppo sezione con i compagni?
La possibilità di indicare no, giustificandolo con attività o laboratori in altri spazi rende possibile e legittima la possibilità che la presenza in classe non sia sempre assicurata. E questo ci riconduce allo spirito sbagliato che sottende questa impostazione e che è contrario al modello di scuola inclusiva che almeno sulla carta ha animato e inspirato finora la legislazione italiana in materia: per la prima volta si prevede per legge che l’alunno/a con disabilità sia escluso dalla classe.
Cinquant’anni fa con la legge 118/71, si affermava il primo passo per portare gli studenti con disabilità dentro le “classi normali”, cinquant’anni dopo si vara un decreto legislativo che per la prima volta li riporta fuori.
Vorremmo sinceramente ringraziare tutto il lavoro che l’Osservatorio Scolastico ha svolto e sta svolgendo per tutelare costantemente il diritto degli alunni con disabilità intellettiva e speriamo che AIPD Nazionale si possa fare portavoce di questa lettera e delle sue intenzioni.
Cordiali saluti
Claudia Magaudda
Referente Scuola AIPD Onlus Pisa