Pisa, 18 ottobre 2013 - E' ora di pranzo nel popolare quartiere del "Portone". I clienti si affollano nel piccolo ristorante dall'aria informale come un bistrò parigino per un pasto veloce ma ben lontano dallo stile dei fast food turistici. Lo hanno chiamato 'Colazione al Colombre' evocando lo squalo mostruoso della storia di Dino Buzzati e il motivo c'è tutto. Quello di affrontare e superare le paure che possono distruggere una vita, la nostra come quella degli altri. Tra i tavoli, infatti, c' è Lorenzo che gira alla velocità di una trottola, serve i piatti, sparecchia, fa il caffé con meticolosa concentrazione, senza concedersi errori. Forse perché lui, con il suo cromosoma in più, deve fare più fatica degli altri a trovare un lavoro, a far capire che è bravo e magari anche a farsi accettare dai clienti che lo vedono diverso, Down appunto. La sua e quella di altri ragazzi come lui è una battaglia contro i mostri che popolano le fantasie della vita quotidiana, quasi una sfida, cominciata qualche anno fa dalla sezione pisana della Onlus Aipd (Associazione Italiana Persone Down) e che ora sta raccogliendo i suoi frutti.
Non solo le Acli ha aperto il ristorante di via Francesco da Buti, gestito dalla cooperativa Axis, lasciando le porte aperte alla scoperta dei giovani Down ("Lorenzo è così attento che si ricorda persino quale tipo di zucchero preferiscono i clienti", commenta il capo-bar), non solo la Provincia e altre istituzioni hanno messo a disposizione per loro stage lavorativi, ma ora l'Aipd ha aperto una nuova sede in via Rosellini. E tutto con un unico scopo: sfatare Colombre, uccidere il mostro per dargli una dimensione umana e trasformarlo in persona.
La sede dell'associazione Down pisana non è infatti soltanto un ufficio, ma una casa dove i ragazzi (ma anche gli adulti) vanno e vengono intercambiandosi in una serie di attività che stimolano le loro capacità decisionali e organizzative, aiutandoli a crescere e a diventare autonomi, così da potersi inserire nel mondo del lavoro. Sono 100 i soci dell'associazione che volontariamente hanno restaurato lo stabile di via Rosellini, concesso dall'Usl in comodato d'uso, e 47 i giovani e meno giovani che frequentano i corsi pomeridiani e partecipano alle numerose iniziative. Prima fra tutte quella delle vacanze estive, ma anche le uscite serali in discoteca o in altri locali frequentati da ragazzi della stessa età. "L'obiettivo è strappare la cortina di diffidenza che gli altri hanno verso di loro e vincere la paura che i giovani con sindrome di Down provano verso gli altri", spiega Jacqueline De Muro, uno degli otto operatori professionisti che si occupano del centro di via Rosellini. "L'avere un cromosoma in più non spegne certo le caratteristiche di ognuno di loro, che devono essere conosciuti come Letizia, Matteo o Lorenzo, e non complessivamente come 'Categoria Down'".
Un obiettivo, questo, che l'Aipd pisana si è posta già 10 anni fa, al momento della sua nascita, quando ha dato il via al progetto 'Casa Nostra', una casa famiglia dove ogni settimana, a turno, si riuniscono piccoli gruppi Down per sperimentare la sensazione di un primo breve allontanamento dall'ambiente familiare. In questi due giorni si va a fare la spesa, si cucina, si decidono le attività del tempo libero. Insomma si impara a stare insieme e a confrontarsi con il mondo vincendo la paura. "E' un lento e faticoso percorso educativo che ha permesso ai ragazzi di sviluppare la loro autonomia e di acquistare fiducia in se stessi, maturando la coscienza di poter diventare persone adulte", sottolinea Del Rosso.
Ottimi i risultati. Già molti i giovani che stanno cominciando a vivere la loro vita. Leonardo, ad esempio, sta facendo il tirocinio nella nuova sede Aipd dove si occupa delle questioni amministrative. Letizia è un portento: è arrivata prima ad un concorso del Cnr ed ora fa la segretaria con un regolare contratto. Claudia lavora in una scuola materna di Navacchio. Lei abita a Madonna dell'Acqua, cioè a diversi chilometri di distanza, e tutti i giorni va da sola con i mezzi pubblici fino al luogo di lavoro. E' fidanzata e le piace molto occuparsi dei bambini. Per venire al nostro appuntamento (da sola) ha preso tre autobus ed è arrivata puntualissima.
"Anche noi siamo persone in grado di fare, come qualsiasi altra persona normale", dice Letizia, d'accordo con tutti gli altri. "Anche noi vogliamo vivere il nostro tempo, guardare al futuro, stare insieme agli altri. Ci siamo anche noi in questa società e vogliamo avere la nostra vita e lavorare. Sappiamo che non è facile, ma ce la dobbiamo fare". Una lezione di saggezza. Uno stimolo a crescere tutti insieme. D'altronde ce lo aveva già insegnato Italo Calvino e il suo pensiero ora campeggia all'ingresso del centro di via Rosellini: "Io cammino per un bosco di larici ed ogni mio passo è storia. Io penso, io amo, io agisco e questa è storia. Forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti. E tutte le cose che farò prima di morire saranno pezzetti di storia e tutti i pensieri di adesso faranno la storia di domani".
di Valeria Caldelli